14 settembre 2008

Considerazioni e bilanci dopo la 1a tappa - Alimentazione

Mi ero preparata i miei menu giornalieri degni di una dietista: le porzioni già suddivise, la bresaola sottovuoto, la pasta ed il riso nei contenitori stagni, tutto ben equilibrato : proteine-carboidrati-fibre-vitamine, almeno un pasto caldo al giorno, minestrine per le notti fredde, uova già sode per risparmiare acqua, gas e tempo e per conservarle piu' a lungo, la frutta e la verdura stivate in modo da lasciarle arieggiate, qualche biscotto non troppo a portata di mano per evitare tentazioni......

Ho cucinato 3 volte (tre... su 11 giorni), per il resto: panini e spuntini solo secondo la voglia o il tempo a disposizione.
Un disastro dietologico... che però ha dato i suoi frutti: sono dimagrita 6 kg! - già ripresi nel frattempo :-(
L'alimentazione è stato sicuramente il punto più scadente di tutta la prima tappa: i primi giorni non avevo né tempo né voglia né tantomeno possibilità logistica di cucinare, dopo Finisterre la barca si è certamente stabilizzata, ma la voglia di mettermi ai fornelli non è tornata.
Tuttavia anche se non l'ho rispettato molto, l'ordine dei menu giornalieri preparato prima della partenza si dev'essere iscritto da qualche parte nel mio subconscio, e le proporzioni di ogni elemento della piramide alimentare sono state più o meno rispettate.
Frutta e verdure crude durevoli (quali carote, pomodori non troppo maturi, verza) in abbondanza, carne (bresaola) alternata a pesce (ottimo tonno in scatola bretone), pasta , miglio e pane (pan carré scuro con cerali vari), yogurt, molte minestrine, qualche barretta energetica (neppure tante), molta frutta secca, succhi di frutta, tè e molta, moltissima acqua. Niente vino, birra, alcolici e caffè per non disturbare i ritmi del sonno (in un senso o nell'altro).
Questi gli ingredienti, e tutto sommato è andata abbastanza bene, tranne la bresaola, che dopo qualche giorno diventa acida e insopportabile.

Malgrado la durata della traversata ben più lunga del previsto, all'arrivo avevo ancora cibo fresco per almeno 3 giorni, acqua per 6, oltre a 20 l nelle taniche (10 giorni), mentre alimenti conservati ne ho ancora fino alla Martinica, e le lattine che avevo preso "nel caso avessi avuto bisogno di caffeina per tenermi sveglia" così come i pasti pronti liofilizzati sono arrivati intonsi a Funchal.
Per la prossima tappa, più lunga e con temperature più elevate nella seconda parte del percorso (minor possibilità di conservazione degli alimenti freschi) dovrò probabilmente prevedere una cambusa un po' diversa, in ogni caso rinuncerò alla bresaola a favore della carne secca, ma sostanzialmente la lista della spesa sarà la stessa, con proporzioni più a favore di alimenti che si conservano senza problemi anche al caldo.

Un breve cenno, anzi un elogio, pur se non l'ho usata molto questa volta, va fatto alla pentola a pressione: utensile indispensabile in barca per la velocità di cottura (tempo, acqua e gas risparmiati, oltre ad un minor pericolo di ustione rispetto ad una pentola aperta). Ci si può cucinare tutto, dalla pasta al riso alle verdure, ma anche il pesce in cartoccio (quando si pesca). E' l'unica pentola che ho a bordo (oltre al bollitore per l'acqua del te).

12 aprile 2009

Considerazioni e bilanci dopo la 2a tappa - Alimentazione

Per vari motivi la prima tappa era stata disastrosa da questo punto di vista e mi ero ripromessa di migliorare la qualità dell’alimentazione durante la traversata.
Tentata dalla leggerezza, conservabilità e semplicità di preparazione dei pasti liofilizzati, nonché indotta dalle scelte alimentari degli altri concorrenti più sperimentati, sono partita per la traversata con sufficienti pasti pronti per coprire probabilmente due volte la tratta. A lungo avevo studiato varietà di alimenti e marche reperibili sul mercato, testando a casa quali fossero le scelte più appropriate, per garantirmi una dieta diversificata e possibilmente piacevole.
Ma, fedele alla mia filosofia di avere sempre tutto in doppio, (perlomeno quanto reputo indispensabile alla sicurezza e sopravvivenza) ho caricato la barca anche con una cambusa tradizionale.

Non ho praticamente toccato la cassetta dei liofilizzati, ed ho sempre mangiato normalmente:
un pasto caldo ogni sera (pasta, riso, miglio, legumi, minestre),
una abbondante colazione al mattino (yogurt, frutta, pane, fette biscottate o biscotti con burro e marmellata o miele),
pranzo a base di pomodori, insalate di verza arricchite con tonno o altro pesce in scatola (rinunciando ai pesci volanti poco appetitosi), formaggio delle Azzorre o prosciutto crudo e carne secca (affettati al momento), uova in ogni forma,
e 2 - 3 spuntini sull’arco della giornata a base di frutta (banane, pere, mele, agrumi e frutti tropicali quali passion fruit e anona che si conservano ottimamente), cioccolato, biscotti, qualche rara barretta energetica e molta frutta secca.
Spesso ai pasti caldi ho aggiunto alghe Wakame (secche) per avere un complemento di vitamine. Sono molto gustose! (basta aggiungerle col resto, tagliate a pezzetti, nella pentola a pressione).

Da notare che il pane del tipo a doppia cottura, appositamente fatto preparare per la flotta a Porto Santo, e che avrebbe dovuto durare tanto tempo, si è invece ammuffito molto presto. Fortunatamente avevo una riserva di pane di tipo "nero tedesco" comperato a Funchal (a Porto Santo non ne ho trovato), quello molto scuro, a sezione rettangolare. Ottimo e energetico!

Ho intaccato la mia collezione di liofilizzati solo per golosità consumando 2 buste di mousse al cioccolato, la prima delle quali è peraltro finita in sentina a causa del mare agitato sottoforma di polvere di cacao e acqua leggermente colorata.
Sono quindi inutili i liofilizzati? Confermo che si può facilmente alimentarsi in modo tradizionale in una traversata atlantica (durata da 2 a 3 settimane), pur senza avere un frigo.
Ma non credo siano inutili. Infatti, in caso di un’avaria grave, come per esempio il disalberamento, successo a Zinzolin, i tempi di percorrenza sarebbero stati di gran lunga superiori, e qualche riserva di cibo sarebbe stata benvenuta. Inoltre in condizioni di mare più duro, come nei primi giorni della prima tappa, sarebbe stato più agevole preparare un pasto caldo avendo a disposizione qualche busta di liofilizzati o qualche pasto autoriscaldante.
Del resto i liofilizzati ancora in barca non sono un investimento a perdere: verranno utili per la traversata di rientro che si annuncia più lunga e durante la quale saremo in equipaggio. Una cambusa tradizionale per 3 persone per un mese rischia di essere stivata con molta difficoltà sul Pogo 8.50…..

I pasti autoriscaldanti, sorprendenti nella reazione di riscaldamento (sprigionamento di vapore e gonfiamento dell’involucro) non esenti da pericolo di ustione, pesanti e ingombranti rispetto al loro contenuto, e, non da ultimo, relativamente cari, offrono il vantaggio di poter mangiare indipendentemente da un forte mare, o da un’avaria alla cucina. Tuttavia gli svantaggi sono maggiori, a mio avviso, dei vantaggi. Per sopravvivere in caso di emergenza i liofilizzati sono ampiamente sufficienti, purché si abbia l’accortezza di imbarcarne un certo numero approntabili con sola acqua fredda.

All’arrivo avevo ancora sufficiente cibo “normale” per circa una settimana senza razionare, oltre a 30 pasti liofilizzati, 3 autoriscaldanti, e naturalmente le confezioni di emergenza contenute nel “Grab bag” (per 3 giorni). Sarebbe mancata un po’ di varietà nel reparto frutta e verdura, infatti solo gli agrumi, le mele, le patate, le cipolle (dorate) e le verze si sono conservati intatti sino alla fine, pur richiedendo un’attenzione giornaliera per mantenerli arieggiati e eliminare immediatamente ogni elemento che dimostrasse un inizio di deperimento, eccessiva maturazione o muffa.

Acqua

L’acqua è sempre il problema maggiore, particolarmente in regata per questioni di peso, perlomeno fintanto che nessuno inventerà l’acqua liofilizzata….
Ho calcolato (per 20 giorni) 2 litri al giorno di acqua in bottiglia, e 2 nelle taniche (non c’é serbatoio su ZenZero).
Inoltre avevo preso alcune altre bevande, 20 litri di succhi di frutta, 4 litri di gatorade, una ventina di lattine di CocaCola.
All’arrivo restavano 20 litri d’acqua in bottiglia, altrettanti nella tanica, 10 litri di succhi di frutta e tutte le lattine.
Avrei quindi avuto largamente 10 giorni supplementari di autonomia in caso di durata maggiore della traversata, e, prima di intaccare le riserve d’acqua contenute nella borsa di emergenza e della zattera, mi sarei potuta servire del dessalinizzatore manuale (3 litri/ora).
Devo dire che ho consumato poca acqua in tanica perché ho sempre lavato sia me stessa che il bucato con l’acqua di mare o piovana, e che ho cucinato sempre con la pentola a pressione (al massimo mezzo litro d'acqua per pasto).
Nota: nelle taniche avevo aggiunto un po’ di amuchina per preservare la qualità dell’acqua.

 

Considerazioni più puntuali sulla cambusa: alla pagina Formazione, incontro con Matteo Miceli

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