16 settembre 2008
Considerazioni e bilanci dopo la 1a tappa - Conclusione
Il tempo passa velocemente: è ormai ora di terminare i bilanci della prima tappa per dedicarmi seriamente alla preparazione della seconda...
A tutto quanto scritto in precedenza non ho molto da aggiungere dal punto di vista tecnico, ma mi preme concludere questo resoconto con un accenno all'ambiente della Transquadra, aspetto a cui ho già alluso qua e là in precedenza, e qualche annotazione più personale sull'esperienza della navigazione in solitario.
La regata - impressioni La Transquadra è una regata transoceanica in due tappe (St Nazaire - Madeira e Madeira - Martinica) aperta a barche monoscafo di serie di lunghezza f.t fra gli 8.50 m e i 15 m, e a partecipanti, in solitario o in doppio, non professionisti della vela, di oltre 40 anni di età. Poco prima di partire sono andata al cinema (a Camaret) per vedere il magnifico film su Tabarly uscito per l'anniversario dei 10 anni della sua scomparsa. Egli non era principalmente un navigatore solitario, ma è ricordato frequentemente dal grande pubblico più come solitario che per altre sue imprese. - I giornalisti - diceva Tabarly - spesso non si preparano ad un'intervista, a volte non sanno nulla o molto poco di vela, di mare o di navigazione, e pongono domande fuori luogo o non interessanti alle quali non vi è risposta: Cosa dovrei rispondere alla domanda: "A cosa pensava durante la sua navigazione in solitario?" Durante le regate in solitario pensavo alla regata, a cos'altro avrei dovuto pensare?- Mi sovvengo di questo aneddoto ora che mi appresto a scrivere qualcosa di meno tecnico: cosa potrei raccontare del vissuto personale della navigazione in solitario? Quali pensieri ed emozioni mi hanno accompagnato, cosa ne ho tratto dal punto di vista "umano"? Non è semplice esprimere i sentimenti provati, fanno parte di qualcosa che difficilmente riesco a condividere. Potrei raccontare l'attesa, la gioia, la rabbia, l'esaltazione, la delusione, l'abbattimento, la soddisfazione,.... mai la noia (non c'è tempo), la conversazione con la barca, il vento ed il mare, la rara poesia di un tramonto, la fatica, a volte la lotta, per far fronte al cattivo tempo, il piacere di ricevere un messaggio di sostegno inviato da uno sconoscito o la commozione di leggere un email di un amico, l'adrenalina che sale insieme al vento, l'emozione dell'arrivo: tutte banalità... (forse) Il sentimento predominante, che tutt'ora persiste anche a distanza di tempo, è la calma: La calma di non doversi preoccupare degli altri (membri d'equipaggio), del loro benessere, dei loro stati d'animo, di non dover sostenere conversazioni spesso oziose o vuote, la calma di poter fare quello che devo fare senza discutere con quanti sanno" tutto meglio", la calma di poter avanzare al mio ritmo, dormire quando ne ho bisogno, mangiare quando ne ho voglia, la calma di accendere la musica quando mi va o, più spesso, di ascoltare il rumoroso silenzio del mare, la calma data dalla certezza di aver fatto tutto il possibile per essere qui e ora, con la tranquillità che una accurata preparazione conferisce, con la certezza della barca su cui so di poter contare, la calma, soprattutto, di non dover pensare a null'altro che a ZenZero ed al suo avanzamento. All'arrivo ho avuto un attimo di smarrimento: è già finita? Stavo tanto bene là fuori! Per fortuna ripartirò presto.... |
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